El cinema Verdi

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Frequentavo la seconda elementare e, per compito a casa, dovevo studiare a memoria una poesia, era una breve filastrocca. Vista la mia difficoltà e la poca voglia ad assimilarla, mio padre mi disse “Se te ciapet un bel voto te porti al cinema”.

Non ricordo di essere mai stato prima di allora in una cinema e questa promessa mi mise in uno stato di eccitazione tale che, malgrado continuassi a leggere, il cervello si rifiutava di accettare nuove informazioni.
Il giorno dopo, durante l’interrogazione, non so se per intercessione di qualche santo o perché il cervello propose una tregua, rimediai un magnifico 10 e così mio padre, raggiante, mi disse “Sabet sera la mama, mi e ti andem al Verdi”. 

Il Verdi era una sala cinematografica in via Vetere; inaugurato nel 1864 e più volte ristrutturato, era nato come teatro per opere liriche e prosa e aveva dapprima ospitato balletti classici e operette ed ora spettacoli cinematografici.

Sabato sera, col vestito bello, dopo una breve discussione con mia nonna che mi aveva pettinato con la riga mentre io volevo la mascagna, tutto emozionato mi avviai  verso la nuova esperienza.
Una volta entrati la maschera ci accompagnò ai nostri posti e, accomodato sulla poltroncina di velluto, guardavo intorno incantato le luci, i tendoni di velluto rosso, la gente elegante e l’ambiente irreale che solo un teatro sa dare.

Ad un certo punto si spensero le luci in sala, si accesero quelle sul palcoscenico, l’orchestra, nascosta sotto il palco, cominciò a suonare, si aprì il sipario e comparvero sei ragazze, con le gambe e le braccia nude che  ballavano e cantavano. Era l’avanspettacolo.

Poi si susseguirono un cantante, un illusionista, il capocomico, la primadonna e ancora le ballerine. Dopo la passerella finale sul palco comparve lo schermo bianco e incominciò il film.
Mi ricordo il titolo: Addio giovinezza. Sinceramente non capii tanto della trama tuttavia rimasi affascinato per tutta la durata della proiezione.

Questo fu il mio primo incontro con la settima arte. 

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