La Rosetta

La Rosetta

I milanesi non più giovanissimi avranno sentito, in versioni diverse, la famosa canzone popolare “La povera Rosetta”. Questa ballata popolare, di autore ignoto, composta nel 1913 celebra la memoria di una giovanissima prostituta uccisa in circostanze oscure.

A inizio ‘900 il Ticinese, e tutta l’area di Piazza Vetra erano il cuore della Milano malfamata e violenta, fatta di bettole frequentate dalle prostitute più disperate, era un emblema della Milano da evitare.

Qui era nata e viveva Elvira Rosa Ottorina Andrezzi figlia di una madre della quale si sapeva che faceva la prostituta avida di soldi. Pare addirittura che avesse venduto la figlia a un ricco signore, quando era ancora una ragazzina di tredici anni. Elvira cominciò la sua carriera, esibendosi come canzonettista al teatro San Martino, probabilmente l’attuale Gerolamo in piazza Beccaria, con il nome d’arte di Rosetta de Woltery e infine prendendo la via del marciapiede quando era ancora di parecchio minorenne.

Col nome d’arte di Rosetta batteva sotto casa, in Piazza Vetra, e precisamente alla colonnetta.

Non è chiaro se la colonnetta fosse un’osteria sita nei pressi della “colonna infame” del Mora o di una colonnetta rimessa nel posto di quella più celebre e poi scomparsa a sua volta. Nella notte del 27 agosto del 1913 la Rosetta venne uccisa. Verso le 2, era stata fermata con un’amica e quattro uomini con cui si intratteneva in una carrozza. Sembra che il gruppo, piuttosto allegro e in vena di baldoria, non volesse obbedire agli ordini della polizia di sgombrare, tanto che fu necessario l’uso della forza. I questurini chiamano una ventina di colleghi che a manganellate assalgono il gruppetto. Rosetta viene colpita in testa e sul petto. Cade a terra, colpita anche da calci, sviene.

La ragazza avrebbe ingerito delle pillole di sublimato corrosivo, durante il trasporto all’ospedale Maggiore, dove morì. Questa la prima versione dei fatti che non risultò essere quella veritiera. Secondo il giornale l’Avanti! (che si interessò del caso) Rosetta non aveva ingerito le pillole, tanto che non era stata trovata traccia del veleno «nel lavaggio gastrico immediatamente praticato». Probabilmente la ragazza era morta per le conseguenze delle percosse. Perché, chiedeva il cronista del giornale, alla sorella Maria che era andata a visitarla, non era stato dato il permesso di vedere in quali condizioni era il corpo di Rosetta? Aveva potuto soltanto notare una grossa ecchimosi a un braccio. «Mi hanno ammazzata», sussurrò Elvira alla sorella maggiore.                                                                

Alla versione della polizia non credeva più nessuno               

Per la morte della povera Rosetta fu aperta un’inchiesta. Durante l’indagine vennero fuori tutti i precedenti di una vita breve ma turbolenta: le risse in una trattoria con una prostituta detta «la contessa», il processo per la rapina della gioielleria Archenti di piazza del Duomo. L’autore del furto, riconosciuto colpevole, era un amante di Rosetta, Attilio Orlandi, detto buterin, piccolo burro. Ma la ragazza fu assolta. Durante l’inchiesta venne fuori anche il nome di un agente di polizia, Mario Musti, già protagonista nelle indagini sulla rapina. Lo stesso Musti che assieme a un altro agente, Antonio Santovito, fermò e accompagnò Rosetta in ospedale quella sera tragica.

Dal processo sulla morte di Rosetta che si concluse nel febbraio 1915 Musti fu assolto per non aver commesso il fatto e Santovito per insufficienza di prove. Lo stesso referto ospedaliero confermò la morte per avvelenamento. Una verità ufficiale cui gli otto fratelli e sorelle di Rosetta, i genitori e tutto il popolo del Ticinese non credette mai.
Rosetta muore e l’intera “ligera”, la malavita del Ticinese, insorge.
Quando vengono celebrati i funerali alla Vetra l’intera malavita milanese si presenta vestita di nero. Dietro al feretro della Rosetta sfilano tutte le prostitute milanesi vestite di bianco.               

Rosetta divenne un personaggio della mitologia popolare, tramandataci attraverso la canzone Povera Rosetta che è stata cantata da tanti interpreti con alcune varianti e imprecisioni. Secondo la versione di Milly «il 26 d’agosto in una notte scura hanno trovato un corpo la squadra di questura». Nanni Svampa e I Gufi sbagliarono giorno e cantarono «Il 13 di agosto in una notte scura commisero un delitto gli agenti di questura». Era questa una versione più colpevolista e accusatoria, tanto che tirava in ballo anche il presunto colpevole: «O guardia calabrese per te sarà finita perché te l’ha giurata tutta la malavita».

Le due versioni, composte sulle note di una canzone militare, si possono facilmente ascoltare su YouTube.

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