Barbapedana

El Barbapedana

Barbapedana el gh’aveva un gilè 
senza el denanz e cònt via el dedree
cont i sacòcc lung una spanna 
l’era el gilè del Barbapedana

Quando mio cognato, puro milanese, nato e cresciuto in d’una cà de ringhèra all’Isola, canticchiava questo ritornello ho sempre creduto che il Barbapedana fosse una figura viva solo nella fantasia popolare. Invece Enrico Molaschi esistette davvero, con tanto di moglie e ben 9 figli. Nacque nel 1829 a Milano e abitava a Porta Tosa, in Via del Bindellino.

Barbapedana

Si scelse il nome d’arte Barbapedana. Vestito con una lunga palandrana, cappello a tuba con infilata una penna di gallo,  con la sua chitarra suonava e cantava un vastissimo repertorio di canzoni, filastrocche e ballabili, nelle osterie e nelle trattorie. Col tempo la sua popolarità crebbe e venne spesso richiesto ai matrimoni, alle feste e nelle ville in Brianza dei sciuri. Fece una serie di concerti nel Teatro della Cannobiana. Un anno fu eletto Re del Carnevale. Arrivò ad allietare i Reali nella Villa di Monza. Invecchiando perse i denti ma continuò a suonare nelle osterie, limitandosi a fischiettare. Si ritirò nel Pio Albergo Trivulzio che nel 1910 trasferì l’Ospizio dalle parti di Baggio. Molaschi, in occasione di questo trasferimento, fu portato alla “Baggina”, trionfalmente in macchina, cosa straordinaria per un povero menestrello. Morì l’anno dopo, nel 1911.

La sua chitarra è nel Museo Strumenti Musicali al Castello, ma lui resta una leggenda come il Meneghino e la Cecca.

Digel ai to amis