El barchett de Boffalora

barchett de Boffalora

Il Naviglio Grande, fu costruito per il trasporto di merci pesanti, come il marmo di Candoglia per la Fabbrica del Duomo, legnami e sabbia per l’edilizia.

Ma cent’anni fa era solcato anche da un barcone cabinato che faceva servizio passeggeri da Boffalora, Gaggiano, Abbiategrasso, Turbigo, toccando i paesi intermedi, con capolinea alla Darsena di Porta Ticinese. E’ stato in funzione dal 1645 (data non certa) sino al 1913, quando fu sostituito dai percorsi tranviari.

El barchett de Boffalora portava circa 40 passeggeri e aveva orari e regolamenti come una corriera dei giorni nostri. Era un mezzo popolare, viaggiavano commercianti di bestiame, balie che andavano ad allattare, contadini che portavano polli, frutta e verdura da vendere.

Sopra questi barconi vi erano due persone addette e cioè il navigliere che prima di mollare gli ormeggi si sgolava “…el vaaa …el barchett el vaa. Poi il bigliettaio detto “quel de la basletta” (contenitore delle monete, pedaggio della corsa) e uno sulla riva addetto ai cavalli.

Il percorso di andata, sospinto dalla corrente, durava dalle 4 alle 6 ore, ma il ritorno, trainato dai cavalli, durava anche 12 ore.
I passeggeri chiacchieravano e si scambiavano notizie e pettegolezzi fra paese e paese. Era frequentato da “quel della riffa”, organizzatore di una piccola lotteria, o quel “de la torotèla”, cantastorie con la chitarra, e infine “el baltramm”, che vendeva pianeti della fortuna.

Insomma un barcone, un viaggio, ma anche un piccolo mondo.

Nel 1870 lo scrittore milanese Cletto Arrighi scrisse una commedia in dialetto intitolata proprio “el barchett de Boffalora” che ebbe circa 1000 repliche.
Nel 2013, centenario dell’ultima corsa, ispirandosi al modello del 1840 si costruì un “ barchett” rifacendosi a vecchie testimonianze e fotografie.

Vi ricordo che Milano era una città d’acqua, attraversata da fiumi, canali e navigli, oggi quasi tutti spariti perché interrati, ma che ogni tanto si risvegliano allagando impietosamente interi quartieri.
La Darsena è stata ai tempi un porto importante per il commercio, e i “barchett” ricordano vagamente, per la loro funzione, i vaporetti di Venezia.

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