I gemelli Pacchioni

I gemelli Pacchioni

Fra i frequentatori della piazzetta c’erano due gemelli, di qualche anno più giovani di me, erano talmente identici che faceva fatica a distinguerli la loro mamma.
Insieme ad una sorellina, erano figli del proprietario dell’unica gioielleria che c’era in corso Ticinese la “Pacchioni e figlio”.
Questi due ragazzini erano noti, in piazzetta, perché erano il concentrato di tutto quello che di peggio possano combinare i ragazzi. Molte sono le monellerie combinate dai due. Ve ne racconto alcune.
Era Natale mattina, noi ragazzi della piazzetta eravamo radunati sul sagrato, col vestito della festa, dopo aver assistito alla messa.
C’erano anche i due Pacchioni che mostravano orgogliosi il loro regalo di Natale, che consisteva in una carabina ad aria compressa.
Oggetto, che i loro genitori avrebbero potuto evitare, conoscendo l’indole dei due eredi.
In quel momento passa sulla piazza un venditore di
palloncini, con tutta la sua nuvola multicolore, trattenuta, con decine di fili, al braccio, che, a gran voce, invogliava la gente a comprare la sua merce. 
La vista di quel bersaglio mobile e colorato scatenò nei gemelli un improvviso desiderio di competizione cosi che, sparando a turno, gareggiavano a chi ne
centrava di più. Quando il grappolo di palloncini fu ridotto quasi la metà, il proprietario, realizzando quello che stava accadendo, rincorse i due tiratori scelti e, bloccatone uno, obbligò l’altro ad andare a casa a chiamare un loro genitore e pretendendo, da questo, il rimborso dei danni subiti. Arrivò il padre pagò il danno, ruppe a metà la carabina e accompagnò a casa i due cecchini a suon di sberle.
Buon Natale!

Altra bravata dei due eroi fu la conquista del Cervino.
I fatti si svolsero così.
Alla domenica pomeriggio, al cinema dell’oratorio, i due assistettero alla proiezione del film “La grande conquista” film del 1938.
La trama narra di due cordate, una condotta da Carrel e una da Whymper, in competizione fra loro, per la conquista del Cervino. Giunse primo Whymper per pochi metri.
Durante la discesa, di rientro, un componente la cordata scivolò trascinandosi dietro altri due alpinisti, la corda, a quel punto, si ruppe e questi precipitarono. Whymper fu accusato di aver tagliato la fune per potersi salvare. 
Mentre si stava svolgendo il processo, Carrel, che credeva il rivale innocente, partì in solitaria, scalò la montagna, ricuperò il pezzo di fune e, pochi secondi prima del verdetto, piombò nell’aula del tribunale dimostrando che la fune si era rotta e non tagliata e Whymper venne scagionato. In seguito, i due divennero amici. Fine del film. I due Pacchioni, il giorno dopo, in assenza dei genitori, pensarono bene di imitare le gesta dei due alpinisti. Si procurarono un martello, una scatola di chiodi da cinque centimetri e un rotolo di corda, che serviva alla madre per stendere i panni.
Armati di tutto punto cominciarono a scalare l’armadio della camera da letto. Ogni venti centimetri piantavano un chiodo, vi legavano la corda e si issavano.
Chiodo dopo chiodo giunsero fino al tetto dell’armadio, esultanti. Finché uno dei due si ricordò che nel film le cose non erano andate così lisce.
Senza pensarci due volte spintonò il fratello giù nel baratro.
Durante la caduta, lo sfortunato alpinista, cercò di aggrapparsi a tutto ciò che poteva, così che un’anta dell’armadio si aprì e sotto il suo peso si staccò dai cardini e precipitò al suolo con lo specchio, i chiodi, la corda e il gemello. 
I genitori, dal negozio sottostante, sentendo le urla dei figli salirono al piano superiore allarmati, poi, visto cosa era successo, passarono immediatamente alla distribuzione di sberle, conforme la prassi.

Un’altra avventura dei due gemelli fu l’incontro di boxe.
Come al solito, l’ispirazione delle loro azioni, nasceva dalla visione di film, questa volta fu “Il grande campione” del 1949. La trama racconta di un
giovane, con una pessima condotta di vita, di nome Midge Kelly, interpretato da Kirk Douglas, che, controvoglia, sposa la donna con cui convive ma, attratto dalla box, l’abbandona.
Guidato dal proprio coach riesce ad emergere sul ring diventando un vero campione, ricco e famoso.
All’apice della carriera, commise l’errore di cambiare allenatore, dopo avergli insidiato la moglie, perdendo, così, il contratto che lo legava al manager. Pentito, dopo aver vinto un importante match, troverà nello spogliatoio la morte.
L’episodio che maggiormente impressionò i due gemelli fu l’ultimo incontro, abbastanza cruento.
Il giorno dopo, tornati da scuola, dove avevano già pensato come organizzare il pomeriggio, si accinsero a creare l’atmosfera del palazzetto dello sport.
Primo lavoro fu quello di creare il ring. 
Dato che in casa c’era poco posto, decisero di occupare il ballatoio delle scale. Con la solita corda, per stendere i panni, attaccandosi a tutti gli appigli possibili, cercarono di ottenere un quadrato simile ad un ring.
Il risultato non fu proprio perfetto ma venne accettato, con soddisfazione, dai due pugili. Fornirono alla sorella, più piccola, un coperchio e un mestolo che avevano la funzione del gong.
Poi, in camera da letto dei genitori, rovistando nel cassetto del comò presero un paio di calze del papà, a testa, le riempirono con altre calze e se le infilarono sulle mani a mo’ di guantoni.
Istruirono la sorella che ogni tre minuti doveva dare un colpo al coperchio e iniziarono l’incontro. Cominciarono a saltellare, studiandosi e riempiendosi di pugni, esattamente come avevano visto nel film.
La sorella, presa dall’entusiasmo, cominciò a battere sul coperchio, col mestolo a ritmo frenetico.
I due boxeur cercarono di convincerla a seguire le istruzioni che le avevano dato ma visto che erano inascoltati, passarono alle maniere forti, e iniziarono a colpirla con i guantoni.
La bambina, abituata a queste aggressioni, aveva imparato a difendersi e lo fece con quello che aveva in mano. 
Mentre i colpi dei fratelli erano attutiti dalle calze imbottite, quelli che dava lei col mestolo e il coperchio no.
Questo baccano non poteva passare inascoltato, accorsero i vicini che si trovarono di fronte due pugili in KO tecnico, uno perdeva sangue dal naso mentre l’altro stava ancora ricevendo delle decise mestolate in testa.
Accorsero anche i genitori che smontarono il palazzetto dello sport, requisirono le armi improprie alla innocente frugoletta e, presi per mano i figli entrarono, scusandosi con i vicini, in casa.
Dopo pochi secondi, dietro alla porta chiusa, si scatenò il finimondo. I gemelli Pacchioni e anche la sorella vennero convinti con il “dialogo” tra genitori e figli, praticamente a sberloni, a non ripetere più un’esperienza del genere.
Una vicina commentò “Ma a chi fioeu lì se ghe dan de mangià, l’argent viv?”.
Insomma, i gemelli Pacchioni sono cresciuti a pane, cinema e sberle.

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