La scuola ricomincia
Ai primi di ottobre ricomincia l’anno scolastico. Questo da sempre, anche quando andavo alle elementari io, nella scuola di via Arena, zona Ticinese, durante la guerra. Dalle finestre, della mia aula, si vedeva la darsena del naviglio con il transito dei barconi colmi di sabbia, trainati dai cavalli. Questo era motivo di distrazione e ci procurava i rimproveri della maestra che, per punizione, ci faceva scrivere, per compito a casa, una pagina intera di “Devo stare attento alla lezione”. Recentemente ho visto, nei grandi magazzini, zone immense dedicate alla cancelleria ad uso scolastico, con materiale altamente sofisticato: quadernoni, quaderni, cartellette multicolori, diari, astucci portapenne con quaranta matite colorate. Ai miei tempi, le scatole di matite colorate, ne contenevano dodici, gli altri colori devono averli inventati recentemente. Le penne in uso oggi sono quelle a sfera od i pennarelli. Io avevo in dotazione una cannuccia di legno, potevo scegliere il colore, alla cui estremità veniva applicato un pennino di metallo, di diversa fattura, a seconda della grafia voluta.
Sul banco, in una apposita nicchia alloggiava il calamaio con l’inchiostro, che serviva, oltre che ad intingervi il pennino, anche ad intingervi le trecce della compagna davanti. Quando andavo con mia nonna in cartoleria a comperare i quaderni, uno a righe ed uno a quadretti, io proponevo di comperare quelli con la copertina nera e il bordo delle pagine rosso (quelli della mia età se li ricordano bene) ma, sentito il prezzo, mia nonna optava per quelli di minore spessore che riportavano sulla copertina un disegno del tutto simile alle tovaglie delle osterie. E così si cominciava l’anno scolastico fra programmi nuovi, compagni vecchi dell’anno prima e le solite discese nei rifugi al suono della sirena. Quando vado nei supermercati mi fermo in quelle aree dedicate alla cancelleria, insieme ai bambini, annuso il profumo della carta, apro e chiudo le cartellette, guardo le penne , i pennarelli e, qualche volta mi sporco le mani, per vedere se scrivono. Poi rimetto tutto al suo posto e rientro nella realtà.
Ah che brùta roba la nustalgia!