Nobel della sfi*a

sfiga

Può il semplice acquisto di un carnet dell’ATM, scatenare tutta una serie di sfi… eventi tragicomici, al limite del paradossale?

La risposta è sì.
È successo ai primi di settembre al nostro amico Ettore Veneziani, un arzillo alpino di 92 anni e coautore di questo sito.

Tutto è iniziato il giorno in cui doveva andare dal dentista.   

Prologo.
Essendo sprovvisto di automobile, Ettore compera un carnet ATM da dieci corse. 

Primo intoppo.
Salito sul tram la macchina obliteratrice si rifiuta di obliterarglielo, dichiarandolo scaduto.
“Cum’è? L’ù pena cumprà” commenta il nostro amico.
Scende al mezzanino della metropolitana e chiede chiarimenti al checkpoint ATM. Tre solerti addetti lo liquidano in due minuti dicendogli; “il carnet  è smagnetizzato, deve andare al checkpoint operativo, alla fermata Garibaldi, e farselo cambiare”. Pur di non mancare all’appuntamento col dentista, Ettore decide di comprare un biglietto e proseguire il viaggio. 

Secondo intoppo.
Pervaso da spirito informatico acquista il biglietto al distributore automatico, pagandolo con la carta di credito.
Com’è, come non è, sta di fatto che non appena rientrato a casa si accorge d’aver perso la carta di credito e la tessera con i codici di accesso al sito della banca. Con l’aiuto dei suoi amici Reiss e Laurenti blocca telefonicamente la carta e ne chiede una nuova. 

Terzo intoppo.
Dopo tre settimane, non avendo ancora ricevuto nessuna carta, Ettore telefona a Nexi. L’operatore gli dice che la carta è stata spedita ai primi di settembre con posta raccomandata, cioè tre settimane prima. “Se non l’ha ancora ricevuta probabilmente è andata persa (amò?), le invieremo un duplicato”. Speriamo che il Dio delle Poste mi dia una mano, pensa Ettore. Due giorni dopo, riceve finalmente la carta di credito e, in un’altra busta, la password per il sito.  

Quarto intoppo.
Salito sull’ascensore con le due buste in mano, in un attimo di distrazione allenta la presa e proprio quella con la password gli cade, infilandosi con millimetrica precisione, nello di spazio che c’è fra la cabina e il pianerottolo, una fessura larga non più di 2 centimetri, finendo nel vano sottostante.
Panico. Telefona immediatamente alla ditta che cura la manutenzione dell’ascensore e chiede di intervenire in aiuto.
L’ascensorista recupera il prezioso documento e lo consegna al trepidante destinatario. Ora manca solo la tessera con i codici di accesso al sito. Il mattino seguente il nostro eroe va personalmente in banca a ritirare la preziosa tesserina, ormai delle poste non si fida più, dopodiché fa ritorno a casa… o meglio, vorrebbe fare ritorno a casa.  

Quinto intoppo.
Siamo a Milano, mattina del 1 ottobre 2021, alcune strade sono bloccate e i tram hanno ritardi di ore perché l’attivista Greta Thunberg e i suoi sostenitori stanno manifestando per il clima (mancava solo questa, pensa Ettore).
Partito da casa alle 9 vi fa ritorno che è quasi l’una, stravolto.

Sesto e ultimo intoppo.
Adesso ha tutto quello che serve per accedere al sito.
Si collega, digita correttamente tutti i codici, ed ecco che appare una scritta, mai comparsa prima; “Digitare la strong authentication” seguita da una serie di istruzioni in inglese.
Ettore parla correttamente l’arabo, il pashtu, il milanese e alcuni dialetti beduini, ma non l’inglese.

Morale, la settimana prossima altra gita in banca, per farsi spiegare cosa diavolo è la strong authentication, sperando che nel frattempo non succeda qualche altro intralcio o non arrivino i marziani a bloccarlo.

Giurin giureta che è tutto vero. 

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