Porta Tosa

Porta Tosa

Milano, un tempo, era racchiusa entro le mura spagnole e porta Tosa era una delle 14 porte dalle quali si entrava in città pagando il dazio.

La storia racconta che il nome si deve ad una fanciulla (tosa, in milanes) che si sacrificò esponendo da un balcone all’attenzione della soldataglia nemica il suo corpo nell’atto di radersi i peli del pube, per distrarla ed evitare l’invasione della città da parte del Barbarossa (1162).

Sia storia o leggenda, fatto sta che sull’arcata della porta fu messo un bassorilievo che raffigurava proprio la donna al momento “del sacrificio” (quello della foto). Il bassorilievo è tuttora esposto al Museo del Castello. 

Un’altra spiegazione della scultura è che la donna raffigurata fosse l’Imperatrice di Bisanzio, Leobissa, ritratta per spregio come una prostituta in quanto rifiutò la richiesta di aiuto da parte della città assediata.

Porta Tosa fu chiamata poi Porta Vittoria nel 1861, perché lì infuriò uno dei combattimenti più decisivi delle 5 Giornate di Milano (anno 1848) e perché fu un punto strategicamente importante. Persero la vita circa 200 milanesi, fra i quali 5 donne e 3 martinitt che fungevano da portaordini, ruolo importantissimo quando non esistevano altri mezzi di comunicazione.

La Porta fu demolita lasciando solamente i due caselli daziari. A ricordo delle 5 Giornate fu eretto un grandioso monumento dello scultore Giuseppe Grandi. Un obelisco con alla base scene che descrivono allegoricamente le giornate della rivolta antiaustriaca.

Sul monumento circola una piccola storia che sa di leggenda: vinto il concorso lo scultore si preoccupò di dargli un’impronta il più realistica possibile. Aveva bisogno di modelli più vicini alla realtà, arrivando sino ad acquistare un’aquila reale ed un leone.

Si preoccupò anche della donna che con furia tutta femminile si ribellava all’austriaco. Perciò, fece atto di cacciare di casa la donna convivente, con la quale aveva avuto tre figli ed in attesa del quarto: la donna dette in escandescenze tali che lui ne trasse profitto per ricavarne, ai fini dell’opera, un modello perfetto.

Ma per il leone, anch’esso feroce ed aggressivo, dovette recarsi ad Amburgo acquistandolo scartato da un circo perché vecchio e pacifico: ora mangiava e dormiva… Ma lui lo voleva “sveglio” e, almeno per po’, aggressivo come ci si aspetta che sia un leone. Allora con i suoi amici si organizzò in modo tale che venisse disturbato nella sue “parti più delicate” riuscendo anche questa volta a ricavarne un modello perfetto.

L’ inaugurazione avvenne nel 1895; pochi però sanno che sotto al monumento c’è il Sacrario di tutti gli eroi del 1848 e che è visitabile tutti gli anni dal 18 al 22 marzo, in occasione della ricorrenza delle 5 Giornate.

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