Ricomincia la scuola elementare

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Iniziai a frequentare la prima classe della scuola elementare nel lontano 1942. Andavo alla scuola comunale in via Arena angolo via D’Annunzio, zona Ticinese.

La classe era composta solo di maschi, perché allora, non so in base a quale teoria etico-pedagogica, i due sessi dovevano rimanere rigorosamente separati. A supporto di questa teoria l’edificio scolastico era stato progettato con due ingressi distanti circa cento metri onde evitare questo inquinamento ormonale.

I maschietti indossavano un grembiule nero con colletto bianco dalle punte arrotondate, tutti uguali. L’arredo dell’aula era composto da tre file di banchi.

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Ognuno con il relativo sedile fissato in modo che facesse corpo unico, così il tutto era reso rigorosamente stabile anche per resistere agli spostamenti d’aria causati dai bombardamenti, nell’angolo una lavagna e, appesa al muro, la carta geografica. 

Il corredo scolastico era costituito da: un libro di testo, un quaderno a quadretti grossi, un piccolo album da disegno,  un astuccio contenente una matita nera, sei matite colorate, una gomma per cancellare, un temperamatite e un righello da venti centimetri. Il tutto veniva riposto in una cartella di similpelle che, ai più ordinati, durava per tutti i cinque anni delle elementari.

La giornata pedagogica iniziava col saluto alle autorità che facevano bella mostra con le loro effigi appese ai muri, poi si diceva la preghiera ed infine si passava al programma scolastico.

I primi tre mesi erano dedicati alla manualità: si cominciava facendo i puntini, poi le aste verticali lunghe un quadretto, poi le aste orizzontali larghe un quadretto, poi, in un crescendo di difficoltà, le aste diagonali inserite nel quadretto ed infine i cerchietti che occupavano il quadretto.

Il resto dell’anno si imparavano le vocali, le consonanti, i numeri, disegnare il prato verde col sole giallo nell’angolo sinistro del foglio, a cantare “Faccetta nera” e a comporre frasi semplici. Fummo tutti promossi in seconda e questo riempì di orgoglio i nostri genitori.

Dopo tanti anni non provo nostalgia per quei tempi alla scuola elementare ma tanta tenerezza e un velo di tristezza.

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