Spettacoli in strada
Nel primo dopoguerra poteva succedere di trovare per le vie di Milano qualche artista di strada che sbarcava il lunario facendo in qualche piazzetta il suo originale spettacolino. Anche oggi ci sono artisti che si esibiscono in strada ma, al contrario di allora, dimostrano una preparazione artistica notevole. In quei tempi i nostri attori più che dimostrare la loro abilità tendevano a stupire il pubblico.
Si poteva vedere l’uomo forzuto, ovvero quello che, a torso nudo, “con la sola forza dei muscoli pettorali ossia del petto”, spezzava le catene di ferro, con cui si faceva strettamente legare.
C’era un reduce di guerra, costretto a muoversi su di una carrozzina, che si esibiva cantando i successi di Luciano Tajoli (cantante del dopoguerra).
Per fare i suoi spettacoli in strada si posizionava vicino a qualche negozio e chiedeva al proprietario la possibilità di collegare una spina, attaccata a un lungo cavo, a una presa elettrica. Aveva equipaggiato la carrozzina come una consolle da discoteca: con un giradischi, un microfono e un altoparlante. E’ stato uno dei primi artisti a cantare con la base registrata: metteva un disco con la musica e lui cantava nel microfono. Questa sua tecnica faceva discutere il pubblico presente che lo accusava di simulazione e di cantare in playback, dubbio favorito dal fatto che quando parlava la sua voce era totalmente diversa di quando cantava. Ma gli spettatori qualche soldo lo lasciavano lo stesso perciò il proposito di sbarcare il lunario era stato raggiunto.
Ma lo spettacolo di strada che più mi ha impressionato è stato quello del mangiatore di vetro. La sua attrezzatura consisteva in un cesto colmo di lampadine bruciate e una bottiglia piena di acqua torbida. L’artista spiegava che era acqua mischiata con cenere di legna bruciata ed era ottima per la digestione del vetro.
Lui frantumava con le mani una lampadina, si appoggiava le schegge ben in vista sulla lingua, quindi le triturava finemente coi denti, facendo ben sentire gli scricchioli. Infine, con una lunga sorsata d’acqua se le inghiottiva e mostrava poi soddisfatto la sua bocca spalancata tornata vuota.
Quando emozionato lo raccontai a casa, mia nonna mi tranquillizzò spiegandomi “Guarda che i veder ie manda minga giò, ie spùa in la butiglia quand el fa finta de bev”.
E con queste parole dimostrò che una persona sopravvissuta a due guerre mondiali non si faceva abbindolare facilmente dagli spettacoli in strada.